Le pratiche di pesca intensiva e non sostenibile rappresentano una causa significativa della distruzione dell'ambiente marino. Tra queste vi sono i metodi di pesca illegali, la pesca a strascico e la pesca con la dinamite. Oltre il 55% delle aree oceaniche è attualmente sfruttato dalla pesca industriale. Ciò avviene soprattutto nelle acque costiere, dove si svolge il 90% della pesca globale. Inoltre, entro il 2030 saranno necessari altri 27 milioni di tonnellate di cibo acquatico, considerando la crescita demografica prevista.
[Paesaggio Alimentare Mediterraneo]: L'uso consapevole, critico ed etico dei prodotti della pesca dipende anche dalle scelte alimentari dei consumatori. Spetta al consumatore considerare o meno come consumo responsabile dare la priorità al pesce proveniente dalla propria regione di origine, come modo per valorizzare l'attività di pesca e i posti di lavoro locali.
Attraverso i loro acquisti, possono favorire la conservazione degli ecosistemi e la sostenibilità delle risorse e delle attività estrattive.
[Nutrizione per Tutti]: Il 31,4% degli stock ittici è pescato al limite della capacità o è sovrasfruttato. A ciò si aggiunge il fatto che l'80% dell'inquinamento marino proviene da attività terrestri, soprattutto a causa dei deflussi interni o costieri. Attualmente, più di 700 inquinanti emergenti, i loro metaboliti e prodotti di trasformazione, sono elencati come presenti nell'ambiente acquatico europeo.
[Rifiuti e Sistemi Circolari]: Ogni anno, circa il 35% dei prodotti ittici e dei frutti di mare a livello globale va perso o sprecato, con una percentuale considerevole dovuta al rigetto a livello di cattura. Questo numero è inaccettabilmente alto, se si considera che gli stock ittici e gli ecosistemi che li supportano sono sovrasfruttati e degradati in tutto il mondo a causa di una cattiva governance, gestione e pratiche di pesca.
I partecipanti identificheranno le principali cause di sovrasfruttamento e inquinamento marino. Un'attenzione specifica sarà data al concetto di "rifiuti ittici", pratiche di pesca eccessiva e di prodotti di cattura accessoria. Ma saranno prese in considerazione anche le buone pratiche, come ad esempio le pratiche di conservazione alternative alle proteine di origine animale, proteine microbiche, come le aree marine protette.